Grande compasso pan-goniometrico

Grande compasso pan-goniometrico (español)

Donde la escultura encuentra la arquitectura pierde su valor de representación por re-definirse en lo de la utilidad. A veces, como en esta ocasión, una utilidad negada o en todo caso posible.

En este caso el proceso de la instalación suele transformar el objeto-escultura en arnés, en instrumento apto de crear una especie de trigonometría ampliada capaz de definir la exacta posición del objeto en relación con las coordenadas espaciales.

La idea de medición que ha acompañado mi trabajo a lo largo de los años también se manifiesta aquí también como un elemento fundamental de la obra. Esta idea de “medida” o “medición” me ofrece la oportunidad de relacionar el sujeto con el objeto, despojando al segundo el rol que generalmente se le atribuye como objeto celebrativo y representante, como un monumento.

El concepto de medición debe entenderse como pensamiento codificado, pero también como un límite lingüístico que se necesita superar.

El objeto en cuestión, creado por el ensamblaje de placas de hierro de cortes escalenos, unidas perpendicularmente entre ellas y de barras cuyos extremos terminan con puntas, traza círculos a partir del punto de contacto con la superficie y con un radio par a la extensión de los puntos entre ellos.

Aunque la funcionalidad es negada por la inmovilidad, el objeto artístico así transformado en utensilio o más bien en una utilidad, puede sugerir el movimiento; un movimiento que tiende hacerse explícito en el procesamiento mental del mismo.

Pensando en la escultura como herramienta, podemos reconsiderarla situándola en la zona límite entre lo estético y lo ana-estético, entre lo estático y la acción y entre la vacuidad y la profundidad.

Massimo Pisani
2017

Grande compasso pan-goniometrico (italiano)

Dove la scultura incontra l’architettura perde il suo valore di rappresentanza per ridefinirsi in quello dell’utilità.

A volte, come in questo caso, un’idea di utilità negata o semmai possibile. Nella fattispecie il processo installativo tende a trasformare l’oggetto scultoreo in arnese, in strumento capace di creare una specie di trigonometria allargata atta a definire l’esatta posizione dell’oggetto rispetto alle coordinate spaziali.

L’idea di misura che ha accompagnato negli anni il mio lavoro si manifesta anche qui come elemento fondante dell’opera. Quest’idea di “misura”, o “misurazione”, mi offre la possibilità di poter mettere in relazione il soggetto con l’oggetto, spogliando il secondo del ruolo che generalmente gli si attribuisce come oggetto celebrativo e rappresentante, come “monumento”.

Il concetto di misura va inteso come pensiero codificato, ma anche come limite linguistico da superare.

L’oggetto in questione, creato attraverso l’assemblaggio di lamiere dai tagli scaleni, unite tra loro perpendicolarmente ad incastro e da barre le cui estremità terminano con punte, traccia cerchi partendo dal punto di contatto con la superficie con un raggio pari all’estensione dei punti tra loro.

Il “compasso” potrebbe ruotare all’infinito nelle tre coordinate spaziali, creando un reticolo di segni altrettanto illimitato avendo, quindi, la possibilità di determinare una indefinibile quantità di posizioni nello spazio tridimensionale.

Benchè la funzionalità sia negata dalla fissità, l’oggetto artistico così, trasformato in utensile o meglio in un’utilità, può suggerire il movimento; un movimento che tende a rendersi esplicito nell’elaborazione mentale dello stesso.

Pensando la scultura come attrezzo, la si può riconsiderare ubicandola nella zona limite tra l’estetico e l’ana-estetico, tra la stasi e l’azione e tra la vacuità e la profondità.

Massimo Pisani 2017